In questi giorni, confrontandoci quasi quotidianamente con genitori che chiedevano suggerimenti su come gestire le attività consigliate dai docenti per il rinforzo degli apprendimenti, abbiamo accolto anche l’esigenza di trasmettere alcuni consigli rispetto a questa tematica. Ringraziamo quindi il Professor Daniele Fedeli – Corso di Laurea in Scienze della Formazione di Udine- per questo prezioso contribuito che ha accettato di condividere col nostro Istituto. Li definisce “appunti/spunti di riflessione”, ma sono frutto di studio e competenze estremamente significativi di cui, ogni famiglia ma anche noi docenti, potremo trarre utili suggerimenti. 

Parlare coi bambini… ai tempi del Coronavirus

Il tema Coronavirus rappresenta ormai l’argomento principale (se non addirittura talvolta esclusivo) di telegiornali, talk-show, dibattiti, documentari. Chiaramente, queste notizie arrivano anche alle orecchie dei bambini e, se non vengono adeguatamente mediate dall’adulto, possono suscitare ansie e paure. Anche la chiusura delle scuole, sebbene sia comprensibilmente accolta con piacere da bambini, rappresenta tuttavia un cambiamento radicale di abitudini di vita quotidiana e questo può, a sua volta, essere fonte di insicurezza.

In che modo allora possiamo parlare ai e coi bambini di quello che sta accadendo? Provo a fornire qualche suggerimento. Preciso che non si tratta di linee-guida, raccomandazioni o altro, ma solo della mia personalissima opinione e la sintetizzo in alcuni punti:

1) coi bambini si parla di tutto, non si nega mai nulla, tanto alla fine le notizie arrivano alle loro orecchie (dalla tv, da internet, dalle chiacchiere sentite in strada). E se l’adulto di riferimento nega o fa finta di nulla, trasmette al bambino l’idea che ci sia qualcosa di pericoloso di cui non si può neanche parlare;

2) non esistono a mio avviso cose giuste da dire ai bambini. Si tratta di essere attenti quando fanno domande, esprimono preoccupazioni o paure: a quel punto li ascoltiamo, li aiutiamo a modulare le loro emozioni, possiamo insieme cercare qualche informazione su internet, sui giornali…Insomma, al solito, si tratta semplicemente di ‘stare con i bambini;

3) anche noi adulti potremmo essere preoccupati per quello che accade. Bene, non neghiamolo, altrimenti il bambino si troverà di fronte ad un adulto ambiguo: da un lato sembra esprimere un’emozione (con la mimica, il tono della voce, ecc.) ma al contempo nega quell’emozione. Invece, ammettiamo al bambino di essere preoccupati, ma al contempo mostriamogli come possiamo modulare la nostra emozione (ad esempio, confidandoci con un amico, parlando con un medico di cui ci fidiamo, ecc.), saremo così un ottimo modello di autoregolazione emotiva;

4) parliamo di Coronavirus, soprattutto quando il bambino fa domande, ma parliamo anche di altro. Insomma, non facciamolo diventare un argomento totalizzante, altrimenti sembra che non esista altro;

5) evitiamo gli estremi. Da un lato un’eccessiva rassicurazione iperprotettiva (“non preoccuparti di nulla, da noi non accadrà nulla, non arriverà mai il virus…); rischia di suonare falsa ed anzi può dare al bambino l’impressione che l’adulto sia il primo ad essere spaventato. Dall’altro lato però evitiamo anche una drammatizzazione eccessiva e catastrofica: il panico non aiuta mai;

5) anche se un po’ la vita quotidiana cambia (le scuole sono chiuse, gli allenamenti sportivi sono sospesi e quant’altro): manteniamo alcune piccole routine quotidiane (ad esempio, relative all’addormentamento serale, al risistemare la camera). Non solo aiuteranno il bambino a riprendere il ritmo quando la scuola ricomincerà, ma soprattutto gli forniranno un senso di sicurezza: la vita continua anche se c’è il Coronavirus;

6) approfittiamo poi di questa situazione per parlare coi bambini di pratiche igieniche: non ci si lava le mani solo perché c’è il Coronavirus. In altre parole, può essere l’occasione per creare delle nuove piccole routine quotidiane di igiene;

7) approfittiamo anche per parlare coi bambini e i ragazzi di come il mondo sia più piccolo di quanto sembri: un virus partito dall’altra parte del mondo è arrivato in pochi giorni da noi e si sta diffondendo altrettanto rapidamente in altri paesi. Insomma, siamo una grande comunità umana che, insieme, sta provando ad affrontare un problema;

8) infine, i compiti. Con le scuole chiuse, si stanno organizzando compiti o lezioni a distanza: ci sta. I bambini a casa, contenti della scuola chiusa, non hanno voglia di farli: anche questo ci sta. E allora buon senso: un po’ di compiti si fanno, aiutano a restare  allenati. Se però il bambino sbuffa e protesta, accettiamolo senza innervosirci.

Grazie Prof, ci proviamo. Con la sua competenza, con la nostra passione.